Il Coronavirus ha contagiato l’economia globale. L’arresto di alcune aree della Cina ha impattato negativamente su tutta la rete aziendale direttamente o indirettamente collegata alla produzione cinese.
Lo studio condotto da Dun & Bradstreet ha portato alla luce dati piuttosto preoccupanti. Le zone della Cina colpite più pesantemente dal Coronavirus ospitano circa il 90% di tutte le attività cinesi attive. Di queste, più di 49 mila imprese sono filiali di società straniere.
Almeno 51 mila aziende nel mondo possiedono uno o più fornitori diretti nelle regioni asiatiche colpite, numeri che hanno costretto Moody’s a ribassare le sue previsioni di crescita globale dello 0,2%, e di crescita dell’economia cinese del 5,2%. Nel caso in cui il virus non dovesse essere contenuto entro il primo trimestre del 2020, ovviamente le stime sono destinate a peggiorare.
Secondo gli analisti l’impatto economico di questo nuovo virus avrà maggiore risonanza di quello prodotto in passato dalla Sars: nel 2003, la Sars provocò un crollo del PIL cinese pari a 25, 3 miliardi di dollari, mentre il Coronavirus, ad oggi, ha giù superato i 40 miliardi.
Vediamo più nel dettaglio quali sono gli effetti del Coronavirus sull’economia globale.
Isolamento della Cina e blocco dei commerci
Il Coronavirus ha richiesto l’attivazione della più grande operazione di quarantena della storia. Di conseguenza, la Cina è stata ridotta all’isolamento e tutti i voli da e per la regione sono stati bloccati. Ad essere interrotti non sono stati soltanto i trasferimenti di persone, ma anche quelli delle merci, provocando una paralisi del commercio che si protrarrà almeno fino a fine marzo. Senza contare che molte fabbriche cinesi sono state costrette a fermare la produzione, e numerosi sono gli esercizi commerciali ancora chiusi, provocando una diminuzione delle spese per i trasporti, degli acquisti e dell’intrattenimento.
Flessione del PIL mondiale
La Cina è responsabile, da sola, di un terzo dell’economia mondiale. La sua paralisi comporta una riduzione delle esportazioni (il Made in China è essenziale per la produzione in diversi settori come l’elettronica e l’oggettistica) ma delle importazioni di materie prime come petrolio e derrate alimentari, che i cinesi acquistano dai Paesi stranieri.
Per questo, è stimato un crollo del PIL mondiale di almeno mezzo punto percentuale.
Discesa della borsa
Prima ancora che sull’economia, le prime conseguenze del Coronavirus si sono viste sulla finanza. I rendimenti sui titoli del Tesoro degli Stati Uniti sono crollati del 17% nell’ultimo mese, e i prezzi sono aumentati di altrettanto. Il valore d’impresa è diventato 3,6 volte il fatturato mentre il rapporto quota/profitti si aggira intorno ai 25 punti. Nella sola giornata del 3 febbraio, in seguito alla diffusione della notizia dell’epidemia, le borse cinesi hanno perso più di 420 miliardi di dollari.
Crollo del prezzo del petrolio
Nell’ultimo periodo si è assistito ad un calo del prezzo della benzina e del gasolio: è una diretta conseguenza del crollo del prezzo del petrolio di oltre il 6%. Si stima che il Coronavirus potrebbe avere lo stesso effetto nel mercato petrolifero che ebbe la Sars tra il 2002 e il 2003, con una discesa del costo del carburante pari a 20 punti percentuali.
E l’Italia?
Anche l’Italia non si sottrae alla flessione economica: il Coronavirus potrebbe provocare un calo del PIL compreso tra l’1% e il 3% nel 2020, pari ad una perdita tra i 9 e i 27 miliardi di euro. L’Ocse prevede un assestamento della crescita intorno allo 0%, confidando in un miglioramento nel 2021. Basti pensare che Lombardia e Veneto, le Regioni più interessate dall’epidemia, producono il 31% del PIL italiano.
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