Il valore dell’export manifatturiero italiano nel 2018 si è aggirato intorno ai 444 miliardi, +3% rispetto alle cifre registrate nel 2017. Non male, se si considera che nell’ultimo trimestre dello scorso anno le esportazioni hanno subito un notevole rallentamento a causa di una flessione del mercato.
LA CLASSIFICA DEI MERCATI PIÙ IMPORTANTI
Nella top three dei principali Paesi di destinazione del Made in Italy ci sono Germania, Francia e Stati Uniti che, insieme, rappresentano circa un terzo dell’export della nostra manifattura:
- La Germania ha investito, nel 2018, più di 55 miliardi, registrando un 4,3% in più rispetto all’anno precedente;
- La Francia ha speso 47 miliardi, ottenendo un +4,8%;
- Gli USA hanno raggiunto una crescita del 4,9%, investendo sui nostri prodotti 42 miliardi.
A crescere di più, tra i più importanti importatori del Made in Italy, sono stati i Paesi Bassi (+10,1%) con quasi 11 miliardi, e la Svizzera (+8,9%) con 21,7 miliardi. In calo, invece, gli investimenti di Cina e Belgio, che hanno segnato una flessione superiore al 2%.
Cina a parte, i restanti paesi del Brics (acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, culle di economie e mercati a forte sviluppo) continuano a dimostrare un sempre crescente interesse nei confronti delle manifatture del Bel Paese:
- Le importazioni brasiliane sono aumentate del 2,4% nel 2018;
- Quelle sud africane, dell’8,7%;
- Quelle indiane, dell’11,5%.
Situazione critica è quella della Russia, invece, che ha chiuso lo scorso anno con un -4% a causa di un andamento non florido dell’economia del Paese e delle sanzioni legate alla crisi ucraina che penalizzano l’interscambio.
In calo anche le importazioni della Turchia, uno dei più importanti mercati di sbocco per i prodotti italiani, che registra una discesa del 13,2%, dovuta alla forte crisi economica interna.
LA CRESCITA MAGGIORE LA REGISTRANO I MICRO-MERCATI
Le rotte dell’export italiano non percorrono soltanto i grandi mercati: i Paesi che nel 2018 hanno raggiunto i maggiori incrementi percentuali si trovano molto lontano dalla nostra penisola e sono ancora sconosciuti ai più. Si tratta di piccoli paradisi, isolette o atolli di modeste dimensioni, dalle spiagge bianche e circondati dalle acque cristalline dell’oceano. In questi scenari esotici l’Italia ha trovato dei mercati fruttuosi anche se estemporanei, con grandi fluttuazioni da un anno all’altro e performance quasi sempre legate a singole commesse.
- A Kiribati, situato a circa 75 ore di volo da Roma, l’export italiano ha compito un balzo del 3 558% grazie alla vendita di latticini per 129 mila euro.
- Nelle isole Pitcairn, nel Pacifico meridionale, le esportazioni di made in Italy nel 2018 sono cresciute del 1 614% grazie alla vendita di macchinari per cave e miniere, per un totale di 269 mila euro.
- Ad Anguilla, nei Caraibi, la crescita è stata del 516% mentre l’ammontare delle importazioni ha superato il milione di euro.
- Nelle isole Bahamas l’Italia ha venduto prodotti per un valore di 193 milioni di euro
Il peso specifico di questi micro-mercati è irrisorio se confrontato ai principali paesi importatori del Made in Italy, ma rappresentano un esempio significativo della capacità italiana di raggiungere, con le sue manifatture, ogni parte del mondo.
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