La nuova legge delega sulla riforma della crisi di impresa (legge 19 ottobre 2017, “Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza”) apre una serie di scenari importanti sulla nuova gestione delle procedure concorsuali. Le opinioni al riguardo sono eterogenee, a seconda del ruolo e della posizione di chi le esprime. Tuttavia, al netto del giudizio sulla bontà o meno dei provvedimenti che si prospettano, si possono già individuare elementi destinati a cambiare alcuni assetti per le PMI: quelli relativi alla presenza degli organi di controllo e revisione dei conti. Vediamo come si prospetta il cambiamento della normativa e quali siano, secondo la CGIA di Mestre, le proiezioni di costo per le piccole e medie imprese
Riforma della crisi di impresa: nuovi obblighi in materia di controllo e revisione
Secondo la vecchia normativa, non tutte le Società di Capitali avevano obbligo di nominare un revisore dei conti; dovevano dotarsi di un organo collegiale di controllo o di un revisore singolo solo nel caso in cui ciò fosse previsto dallo statuto, o nel caso in cui almeno 2 delle seguenti condizioni si fossero verificate per 2 esercizi consecutivi:
- Totale dell’attivo patrimoniale oltre 4,4 milioni di euro;
- Totale dipendenti superiore alle 50 unità;
- Ricavi superiori agli 8,8 milioni di euro.
La Legge Delega prevede invece che sarà sufficiente superare per 2 esercizi una sola delle seguenti condizioni:
- Attivo patrimoniale superiore ai 4,4 milioni di euro;
- Totale dipendenti superiore alle 10 unità;
- Ricavi superiori ai 2 milioni di euro.
Come è agevole notare, la soglia si è drasticamente abbassata, innanzitutto per l’eliminazione della concorrenza obbligatoria tra le condizioni, e poi per la riduzione delle soglie di entrata.
Conseguenze economiche per le PMI
La CGIA di Mestre stima che l’abbassamento delle soglie obbligherà un numero cospicuo di micro e piccole aziende a dotarsi di organi di controllo collegiali o di revisore dei conti. Il numero è stimato in circa 133.000, quelle che secondo la confederazione contano da 10 a 50 addetti. Non senza polemica CGIA pone l’accento sui costi che questo comporterà per le PMI, costi stimati in circa mezzo miliardo annuo complessivo, e che saranno destinati a retribuire i professionisti che svolgeranno incarichi di controllo e revisione dei conti.
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